giovedì 25 febbraio 2010

Il futuro ruolo dell'Agenzia Spaziale Italiana

Il decreto di riordino degli Enti di ricerca,esecutivo da qualche giorno, comprende anche l’Agenzia spaziale italiana, considerata alla stregua del CNR e dell’INAF.
E ciò sembra non essere di gradimento del Presidente dell’ASI, che nel corso di un’audizione presso la Commissione Attività produttive della Camera, avrebbe dichiarato, secondo quanto riportato dai media, che “l’ASI non è un Ente di ricerca”
La posizione espressa dal massimo responsabile dell'Agenzia è certamente condivisibile, perché l’ASI sin dalla sua istituzione e cioè dal 1988 non ha mai svolto attività di ricerca, in quanto ha esplicato quasi esclusivamente il ruolo di coordinamento delle attività spaziali e di committenza nei confronti di università e centri di ricerca, ma anche e soprattutto di industrie manifatturiere e di servizi a cui è destinata ad oggi la prevalenza dei finanziamenti governativi.
Sembra più articolata e problematica invece la posizione espressa invero da molti secondo cui l’Agenzia spaziale dovrebbe interessarsi anche di applicazioni e attività di servizio e non solo di ricerca ed innovazione.
In tal caso l’ASI sarebbe sempre meno comparabile con le maggiori agenzie spaziali omologhe nel mondo che,come è noto, "passano la palla" ad altri quando i satelliti diventano applicativi e commerciali, come quelli di telecomunicazione.
Le realizzazioni di tali satelliti debbono essere infatti realizzati nel pieno rispetto del mercato e come tali vanno finanziati dai reali fruitori finali
In sostanza, se vi fossero le condizioni in Italia (e certamente vi sono le competenze) per realizzare un satellite commerciale di telecomunicazione esso dovrebbe essere finanziato dai soggetti pubblici e privati interessati al servizio e non dagli organismi che si interessano di ricerca e sviluppo.
Si possono senza dubbio percorrere strade diverse, ma è necesario,allora, considerare altri modelli organizzativi, che richiedono tuttavia leggi e normative diverse, congruenti sempre con le regole fissate dalla Comunità europea in materia di prodotti e servizi commerciali.
Il Ministro Gelmini non potrebbe essere comunque più il Ministro di riferimento che , stando alla sostanza delle cose, si interessa di pubblica istruzione, università, ricerca e non di altro
Poi tutto si può cambiare, purchè sia fatto alla luce del sole e nella chiarezza!

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