domenica 5 giugno 2011

Vacche magre per il sistema industriale spaziale nazionale.

La società Telespazio, azienda leader nel settore dei servizi  spaziali,  verserebbe  in cattive acque. Ne già demmo notizia in un recentissimo articolo, ma la questione è ben più grave perché per un consistente numero di dipendenti di Roma e del Lario si sono aperte le porte della cassa integrazione. Per il momento ne sembra risparmiato il centro del Fucino.
Quali sono le ragioni di questa crisi? Sono molteplici ma comunque interconnesse.
Infatti appare anzitutto singolare che la Telespazio, certamente non competente nel campo manifatturiero, abbia assunto la capocommessa nello sviluppo del satellite turco Göktürk  in un sistema in cui l'effettiva realizzazione è affidata alla Thales Alenia con il 67% di partenariato francese.
La seconda ragione, riportata anche dai media, è che l’agenzia spaziale ritardi nell’attribuzione di nuovi commesse.
Non appare invero molto chiaro di quali commesse si parli, quando la Telespazio, stando ai piani programmatici, sembra una delle aziende maggiormente destinatarie di risorse finanziarie.
Inoltre è mai possibile che dopo quasi 50 anni di attività spaziale nazionale, resta immutato il fatto che la Telespazio ed altre aziende del settore sopravvivano soltanto con i finanziamenti governativi che sarebbero dovuti servire tra l’altro ad aumentare la competitività delle aziende?
Ci si aspetterebbe che il sistema industriale nazionale fosse ormai in grado di camminare prevalentemente con le proprie gambe  nel mercato internazionale.
Insomma continuiamo a trovarci  di fronte un sistema  assistito?
Non dovrebbero essere queste le finalità dei finanziamenti destinati alla ricerca e sviluppo.

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